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ASUS svela la GeForce RTX 3090 ROG STRIX GUNDAM, che prezzo!

In occasione dell'evento ROG DAY 2020, ASUS ha presentato diverse novità e prodotti rivolti soprattutto al mercato asiatico; tra questi spicca la nuova linea di componenti GUNDAM che, tra le varie proposte, prevede una nuova variante custom della potente NVIDIA GeForce RTX 3090 (Recensione).

L'ASUS ROG STRIX RTX 3090 GUNDAM - affiancata a due modelli custom più economici basati invece su GeForce GTX 1660 SUPER - riprende sostanzialmente il design della ROG STRIX RTX 3090 che l'azienda aveva presentato in occasione del lancio delle GeForce RTX 30 i primi di settembre; la differenza sostanziale tra i due modelli risiede nel backplate e nella cover, questa volta con una colorazione completamente bianca.

Il resto delle specifiche tecniche dovrebbe rimanere invariata, partendo dalla frequenza GPU che dovrebbe toccare i 1890 MHz, così come per la ASUS ROG Strix RTX 3090 "standard". A bordo troviamo poi un dissipatore a tripla ventola, sistema di illuminazione RGB e tre connettori di alimentazione ausiliari PCI-E 8pin; nessun cambiamento per il TDP che rimane a 480W e quindi rende questa scheda una valida opzione anche per l'overclock.

Stando a quanto trapelato, ASUS ROG STRIX RTX 3090 GUNDAM sarà una scheda prodotta in edizione limitata, destinata al solo mercato asiatico, tuttavia, a nostro avviso qualche esemplare non tarderà ad arrivare su canali di vendita alternativi (vedi eBay). Il prezzo retail purtroppo è a dir poco proibitivo: 16,999 Yuan, al cambio 2158 euro, ossia uno dei modelli custom più cari visti fino ad ora per una GeForce RTX 3090.

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Windows 10, questo comando vi darà i superpoteri

Certo la nuova applicazione “Impostazioni” per Windows 10 è fantastica, ma manca di alcune funzioni avanzate. Il pannello di controllo dite? Sì, ok, potrebbe andare bene per gli utenti comuni. Le vere divinità utilizzano però la cosiddetta GodMode che ora guadagna in praticità e funzionalità grazie a questi utile tool.

La GodMode non è una funzione nuova per gli utenti avanzati, accompagna i power user di Windows sin dall’era di XP e del famoso sfondo con le colline verdi e il cielo azzurro. A cosa serve? GodMode permette di accedere a più di 200 funzioni avanzate di Windows, tool da amministratore e molto altro ancora.

L’accesso a questo avanzato pannello di amministrazione è possibile grazie all’utilizzo delle cosiddette CLSID. CLSID è un acronimo usato per descrivere l’ID di classe di un’applicazione software o “identificatore di classe”. Ne esistono di vario tipo e permettono l’accesso rapido a diverse sezioni del sistema operativo di Microsoft.

Per accedere alla modalità tutto ciò che dovrete fare sarà creare una cartella su desktop e darle questo nome:

GodMode.{ED7BA470-8E54-465E-825C-99712043E01C}

Una volta confermato il nome della cartella, all’apertura vi verrà mostrato l’accesso alle porte del parad- …del pannello di amministrazione più avanzato presente sul sistema della casa di Redmond. La ricerca delle funzioni che vi interessano potrebbe però essere lunga e tediosa, oltre che a dover essere ripetuta ogni volta che volete mettere mano a qualche opzione specifica. Qui entra in gioco Extended GodMode.

Il tool per i professionisti del mestiere chiamato Extended GodMode dispone di una comoda barra di ricerca dalla quale è possibile recuperare velocemente ciò che vi serve. Le ricerche recenti vengono salvate in modo da facilitarvi la vita. È inoltre possibile salvare le funzioni che utilizzate più spesso nei preferiti per un rapido accesso.

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Oppo Watch in prova: candidato a essere il miglior smartwatch Wear OS

Ottimo schermo AMOLED, buona indossabilità e un'esperienza fluida e gradevole: Oppo Watch è fra i migliori esponenti della gamma Wear OS disponibili sul mercato.

Nel catalogo di smartwatch Wear OS mancava un ruolo: un dispositivo con lo schermo quadrato. Oppo Watch entra perfettamente in questo segmento e lo fa con un prodotto di qualità, pur limitato dalla piattaforma di Google.

Dopo averlo provato per due settimane, possiamo dire che Oppo Watch è uno dei migliori esponenti della gamma Wear OS: lo schermo AMOLED con doppia curvatura laterale (nella versione da 46 mm) è bello; è comodo da indossare e le lievi personalizzazioni di Oppo, sebbene un po' ridondanti rispetto ai servizi Google preinstallati, sono apprezzabili. Peccato per l'autonomia, un po' sotto la media.

Aspettando che Google acquisisca definitivamente Fitbit e di capire cosa succederà ai dispositivi di Fitbit, Oppo Watch ha cercato di proporre uno smartwatch bello da tenere al polso, ma anche funzionale. L'ispirazione è ovvia, inutile girarci attorno: lo stile è quello dell'Apple Watch, senza però la corona laterale, sostituita da un tasto Home e da uno multifunzione.

Eppure, uno smartwatch così mancava nel panorama degli smartwatch Wear OS, composto soprattutto da quadranti circolari e uno stile classico (come i Fossil o i Misfit).

Oppo Watch viene venduto a 299 euro nella versione da 46 mm e a 259 euro in quella da 41 mm. Per questa prova è stato testato il modello da 46 mm. 

Lo schermo è ottimo. L'autonomia così così

Oppo Watch è uno smartwatch equilibrato. Non punta tutto sul fitness come Fitbit o Garmin, ma include le funzionalità basilari legate al benessere che ormai vengono date per scontate quando si acquista uno smartwatch: il monitoraggio della frequenza cardiaca e del sonno, per esempio, oltre all'avvertimento dopo un'ora di sedentarietà e alla respirazione guidata.

Lo schermo AMOLED da 1,91" (1,6" non curvo nella versione da 41 mm) ha una doppia curvatura laterale piacevole sia alla vista sia nell'utilizzo perché agevola le gesture. La luminosità di picco non è molto elevata, ma la visibilità all'aperto è comunque sufficiente: si sarebbe potuto fare di più.

Le prestazioni, guidate da uno Snapdragon Wear 3100 e da 1 GB di RAM, sono fluide. Qualche microscatto è percepibile durante la scrittura (consigliata solo per brevissimi messaggi considerata la dimensione dello schermo), però Oppo Watch si distingue per un'esperienza omogenea e di qualità durante l'intera navigazione. Lo spazio di archiviazione è di 8 GB.

Oppo avrebbe potuto puntare di più sull'autonomia. La promessa di 36 ore di autonomia con una modalità d'uso equilibrata viene mantenuta: con Bluetooth e Wi-Fi sempre attivi, lo schermo attivato dal movimento del polso, la luminosità adattiva e il monitoraggio di due notti di sonno siamo arrivati a coprire una giornata e mezza d'uso. 

Con un uso più dinamico (luminosità al massimo per la leggibilità all'aperto e un allenamento prolungato, per esempio) serve invece una ricarica a metà giornata per essere sicuri di arrivare a sera con Oppo Watch. La ricarica rapida offre la possibilità di avere il 50% di autonomia in circa 20 minuti.

Uso sportivo sufficiente

Il lato sportivo di Oppo Watch è caratterizzato da funzioni basilari ma sufficienti.

Lo smartwatch di Oppo monitora indipendente ogni attività caratterizzata da più di 100 passi al minuto per almeno 200 m, il che significa che automaticamente tiene conto di un'eventuale "corsetta improvvisata". Non facendo partire l'allenamento dedicato tramite l'applicazione, però, si perde il monitoraggio della posizione: nell'app non appare la mappa del percorso seguito.

Il GPS viene agganciato con un ritardo che, a seconda dell'attività, va tra i 90 e i 250 m percorsi dall'inizio dell'allenamento. Oppo Watch è resistente all'acqua fino a 50 m (30 m nella versione da 41 mm), quindi può essere usato anche durante il nuoto e indossato sotto la doccia.

Riguardo al monitoraggio del sonno, una curiosità: avviene soltanto fra le 20 e le 10. Inoltre, non distingue fra un pisolino davanti alla TV e il sonno notturno. Ci è capitato di addormentarci sul divano in tarda serata e poi di stare in piedi a sbrigare faccende anche per un'ora e mezza prima di andare a dormire: Oppo Watch ha identificato l'inizio del sonno notturno con il momento di sonnolenza davanti alla TV e l'ampia camminata (sia in casa sia fuori) come un momento di veglia. Il risultato: secondo lo smartwatch abbiamo dormito circa 3 ore più del tempo realmente speso a letto.

La gabbia di Wear OS

Oppo Watch è di fatto estremamente simile agli altri smartwatch Wear OS. La piattaforma è la stessa: Google Fit e Google Pay, per esempio, sono preinstallati; con un rapido swype verso destra viene richiamato Assistente Google e sono incluse le classiche applicazioni di Google legate alla produttività, come Promemoria o Calendario. Funzioni che, però, sono integrate in tutti gli altri smartwatch Wear OS. Viene vissuto, quindi, lo stesso problema di Android: come personalizzare una piattaforma comune ad altri produttori hardware?

Lato software, Oppo ha integrato alcune applicazioni proprietarie, che permettono, per esempio, di seguire programmi preimpostati di allenamenti di 5 minuti con l'aiuto di video tutorial che vengono mostrati sullo schermo dell'orologio.

Le icone delle applicazioni installate sono disposte a griglia, sebbene si possa scegliere, fra le opzioni, la classica lista verticale.

Nel tentativo di implementare alcuni servizi propri, però, Oppo ha finito, come spesso accade nell'ecosistema Android, per creare applicazioni sovrapponibili a quelle di Google:

l'app "Allenamenti" è di fatto equivalente a quella di Google, però è più limitata: sono inclusi solo la corsa fitness, il nuoto, la camminata all'aperto, il ciclismo e la corsa brucia grassi. Per le altre attività (dal calcio fino alla calistenia e la corsa sul tapis roulant) bisogna rivolgersi a Google Fit

le applicazioni dedicate alla respirazione e alla frequenza cardiaca sono equivalenti a quelle di Google, anch'esse preinstallate; quindi, di fatto, sono inutilmente doppie

l'app HeyTap Health (che può essere installata sullo smartphone abbinato) non aggiunge nulla di più rispetto a Google Fit. Un'ulteriore ridondanza

Apprezzabile, quindi, la volontà di Oppo di aggiungere del suo. Non è però riuscita a sfuggire alla gabbia di Wear OS: dal punto di vista software Oppo Watch è praticamente identico a tutti gli altri smartwatch Wear OS.

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AMD Ryzen 5000 ha davvero un IPC migliore? Un primo benchmark lo conferma

Il lancio dei nuovi processori AMD della serie Ryzen 5000 non è molto lontano ed il noto utente Twitter @Tum_Apisak ha scoperto alcuni benchmark preliminari del modello Ryzen 9 5950X. Data la tempistica del benchmark, è molto probabile che si tratti della versione definitiva del componente che troveremo anche sugli scaffali dei negozi.

Essendo il fiore all’occhiello della famiglia Zen 3, il Ryzen 9 5950X è a dir poco impressionante. Il chip, realizzato con il processo produttivo a 7nm, presenta una configurazione a 16 core e 32 thread con 64MB di cache L3, un clock di base di 3,4GHz e un boost clock fino a 4,9GHz. A prima vista, il Ryzen 9 5950X non sembra molto diverso rispetto all’attuale Ryzen 9 3950X. In realtà, il Ryzen 9 5950X ha in realtà un clock di base inferiore di 100 MHz, ma che viene compensato con un boost clock di 200 MHz più alto. Tuttavia, la vera novità risiede nella nuova microarchitettura Zen 3.

Il Ryzen 9 5950X ha ottenuto un rispettabile punteggio delle capacità aritmetiche del processore di 611,94 GOPS, quando il punteggio aggregato per un Ryzen 9 3950X è 562,11 GOPS. Il Ryzen 9 5950X è circa l’8,9% più veloce in questo particolare benchmark. Passando al test delle capacità multimediali, il Ryzen 9 5950X ha ottenuto 2066,49Mpix/s. Il Ryzen 9 3950X ha una media di 1650,49 Mpix/s nello stesso benchmark, quindi si ha una notevole differenza del 25,2% a favore del Ryzen 9 5950X.

I benchmark Ryzen 9 5950X non si fermano al solo software SiSoftware Sandra, ma il processore è stato avvistato anche in Geekbench 5, sebbene si tratti di un sample pesantemente overcloccato, presumibilmente raffreddato ad azoto liquido.

Per permettere di fare un confronto sensato, l’utente @Tum_Apisak ha scovato uno speciale Ryzen 9 3900X. Il Ryzen 9 3900X operava a 5,89 GHz e il Ryzen 9 5950X, che è un engineering sample, a 6,02 GHz. Le velocità di clock non sono esattamente identiche, ma dovrebbero comunque darci una buona idea del livello di aumento delle prestazioni.

Il Ryzen 9 5950X ha ottenuto un punteggio single-core di 2.022 punti, mentre il Ryzen 9 3900X si era fermato a 1.696, registrando un miglioramento sostanziale del 19,2%. Secondo i risultati, il Ryzen 9 5950X ha fornito prestazioni multi-core del 12,9% in più rispetto al Ryzen 9 3900X.

Ricordiamo che la serie Ryzen 5000 arriverà sugli scaffali dei negozi il prossimo 5 novembre.

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Le fotocamere Sony diventano webcam per Mac

Sony ha rilasciato il software Imaging Edge Webcam per Mac, grazie al quale è ora possibile utilizzare le fotocamere dell’azienda come webcam su macOS.

Imaging Edge Webcam era stato rilasciato ad agosto per PC Windows 10. In quello stesso momento, Sony aveva promesso il rilascio della versione macOS in autunno e ora quel momento è arrivato.

Con il software Imaging Edge è possibile utilizzare come webcam del Mac diverse fotocamere Sony, come quelle della serie E-mount, A-mount e DSC. l’elenco completo è disponibile qui.

Imaging Edge Webcam può essere scaricato gratuitamente e installato su macOS 10.13 e successivi.

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